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Indovina chi previene a cena? Ricette conviviali per una libera e gustosa prevenzione a tavola
Indovina chi previene a cena? Ricette conviviali per una libera e gustosa prevenzione a tavola”. Questo libro racconta un’esperienza di “social eating” speciale, una formula che coniuga l’attenzione al cibo, la convivialità e la prevenzione primaria dei tumori. Perché la prevenzione riguarda tutti e tutti la possano fare, insieme agli altri, a tavola. Le storie, il “format” da replicare e le ricette.
Fidatevi della vostra pancia! Un “invito a cena” può cambiare il nostro stile di vita e aiutarci a prevenire o ad affrontare il “male”. Nel 2015, Miriam Bertuzzi, psiconcologa per professione, nonché cuoca per passione – si accorge di quanto sia difficile per i malati di cancro che incontra – ma anche per chi non è malato – cambiare le proprie abitudini alimentari e mettere in atto una basilare “prevenzione primaria”. Che cosa fare?
Miriam elabora una strategia semplice e geniale: li invita a cena a casa propria, insieme ad amici e a sconosciuti che arrivano con il passaparola. Il menù prevede pietanze salutari e tanta convivialità. In poco tempo le “cene social” di Miriam diventano un piccolo fenomeno, tanto che si devono trasferire in locali e altri spazi collettivi.
Questo libro è il racconto, semplice ma fuori dell’ordinario, di un progetto di prevenzione che tutti – ed è questo il suo unicum – possono realizzare, nella propria cerchia, nella propria comunità o città.
Ma andiamo per ordine. Prima di tutto c’è infatti da fare i conti con la malattia: il cancro ha una valenza non solo medica ma anche simbolica, perché – direttamente o indirettamente – riguarda tutti. La disciplina della psiconcologia si prende cura di pazienti il cui disagio psicologico è generato dalla situazione di trauma della malattia. Miriam lavorando con gruppi di donne scopre che il cibo è un fattore di enorme importanza, non solo per gli effetti sulla salute fisica ma anche per il modo in cui viene preparato, offerto e condiviso con le altre persone.
“Indovina chi previene a cena” racconta la nascita, l’evoluzione e il senso profondo delle serate che Miriam ha chiamato “cene social”. Le autrici – Giulia Tedesco offre la sua penna al libro – mescolano scienza e leggerezza, medicina e cucina e ci propongono di cambiare i nostri stili di vita, sperimentando in prima persona il gusto di una zuppa di cicerchie e il valore della buona compagnia, senza sottovalutare il rispetto dell’ambiente. Sì, perché la premessa delle “cene social” è che – nessuno è escluso – un’alimentazione sbagliata può facilitare l’insorgere di malattie, come quelle croniche e tumorali. Miriam propone un progetto di prevenzione primaria, con uno sguardo mirato a un’ecologia della cura, in cui si coniugano la salute psico-fisica e quella socio-ambientale.
Le “cene social” sono infatti un momento in cui non solo si mangia un cibo sano – sono 40 le ricette raccolte nel libro – con maggiore consapevolezza, ma in cui si genera il miracolo della convivialità e si adotta un nuovo stile di vita, che rende meno difficile prevenire o affrontare la malattia. Il modello è inoltre molto facile da replicare: ingredienti biologici e di stagione, ricette sane, relazioni autentiche, rispetto dell’ambiente. Il capitolo chiave del libro è una vera e propria guida pratica all’organizzazione in proprio di una cena social: dagli inviti, alla logistica, dalla spesa con Gruppi di Acquisto Solidali o negozi biologici alle 12 raccomandazioni del “Codice Europeo contro il Cancro” che, come certe spezie, non possono mai mancare. Perché – dato che la prevenzione riguarda tutti – tutti possono creare il loro evento.
In anteprima alcune caratteristiche delle cene social:
1) Le cene social sono rivolte a tutti, senza nessuna esclusione di categoria o stile di vita. L’obiettivo è proprio quello di arrivare alle persone che non hanno mai nemmeno pensato di fare qualcosa per la salute a partire dal cibo.
2) Le cene social non sono un percorso medico o una terapia. Le cene lasciano anzi la libertà di essere semplicemente curiosi verso il cibo e che questo cambiamento sia scelto dalle persone e non imposto dal medico/terapeuta.
3) Le cene sono anche un invito ad aprirsi al mondo, andando oltre la paura degli altri e della diversità che a volte – soprattutto quando siamo in difficoltà – ci fa restare imbrigliati nel nostro piccolo mondo di abitudini, alimentari e non, poco salutari per il fisico e la mente.
4) Il setting delle cene social favorisce le relazioni virtuose: si prevede infatti che si svolgano in luoghi non sovraffollati né rumorosi, un ambiente casalingo e tranquillo, che lasci tempo e pazio alle conversazioni e alla reciproca conoscenza.
5) Le cene – dicono i feedback dei partecipanti – “sfamano e rallegrano”. È cucinando e consumando cibi semplici e genuini, che creano un’atmosfera di leggerezza e dialogo e trasmettono un messaggio di salute.
In sintesi. Che cosa contiene questo libro
• Un inquadramento della psiconcologia come disciplina, prima di tutto.
• La storia della genesi e dell’evoluzione delle “cene social”, prima a casa di Miriam, poi in altri contesti collettivi, come locali e ristoranti.
• La cronaca, sul filo dell’ironia, di sei “cene social”
• Una guida pratica all’organizzazione in proprio di una cena social
• Il ricettario di sei cene complete, con particolare riguardo alla provenienza e alla qualità degli ingredienti, sia in termini salutistici sia socio-ambientali.
NB. Un’avvertenza
Questo libro non è un ricettario. Non è un trattato scientifico. Non fornisce indicazioni salvifiche, né afferma in alcun modo che si può “guarire” dal cancro – o evitarlo – attraverso il cibo.
“Indovina chi previene a cena? Ricette conviviali per una libera e gustosa prevenzione a tavola”,
di Miriam Bertuzzi e Giulia Tedesco, 144 pagine, 13 euro – Altreconomia
Il libro è disponibile in libreria e su altreconomia.it
Miriam Bertuzzi(Giaveno TO, 1983) è psicoterapeuta sistemico-relazionale. Laureta in Psicologia nel 2008, inizia la sua esperienza in tema di cambiamento degli stili di vita e prevenzione primaria con un’attenzione all’ecologia delle cure in termini di salute psico-fisica e socio-ambientali, collabora con varie associazioni di volontariato e dal 2012 conduce gruppi con donne operate di tumore e loro familiari, dopo l’esperienza alla Psiconcologia dell’Ospedale Molinette di Torino per lo studio Diana 5 dell’Istituto dei Tumori di Milano, con il professor Berrino. Nel 2017 ha conseguito un master in psiconcologia all’Università di Napoli. Tiene corsi di formazione in diversi ambiti è cuoca per diletto e passione.
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